Una delle questioni dibattute tra i praticanti della “Boxe dell’Intenzione” (lo Yiquan) riguarda la meccanica del movimento nell’applicazione delle tecniche di braccia e, in particolare, l’eventuale o meno rotazione del tallone (o anche solo il sollevamento dello stesso) della gamba corrispondente al “pugno che colpisce”.
Ma vediamo di chiarire di che cosa stiamo parlando: “Se ci poniamo in posizione laterale, col piede sinistro davanti al destro, e colpiamo con un diretto sinistro un ipotetico avversario, il piede avanzato può restare ben ancorato a terra o far perno sull’avampiede e ruotare lievemente il tallone all’esterno (quindi, in quella posizione, verso sinistra); analogamente, nella stessa posizione laterale, se colpiamo con un diretto destro il nostro antagonista, il piede arretrato può restare ben ancorato al suolo o far perno sull’avampiede e ruotare il tallone all’esterno (quindi verso destra)”.
Sicuramente ci sono vantaggi e svantaggi in entrambi i casi: se non muoviamo (o anche solo “solleviamo”) i talloni, restiamo ben ancorati al suolo, in una situazione di maggior stabilità che ci consente di resistere più efficacemente in caso di una spazzata portata, come contro mossa, dal nostro avversario, mentre se ruotiamo i talloni possiamo “scaricare meglio la forza” attraverso una maggior torsione del busto (e conseguente avanzamento della spalla) che, nel caso del diretto, implicherebbe un miglior utilizzo dei dorsali; inoltre, sempre nel secondo caso, manteniamo sulla stessa linea le articolazioni di caviglia e ginocchio (e pure dell’anca), preservandoci, in particolare, da torsioni poco fisiologiche proprio a livello del ginocchio.
Nei seminari tenuti in Italia, nel 2001, dal Maestro Yao Chengguang a Torino (su invito del compianto Maestro Vittorio Bottazzi) e a Firenze (su invito del Maestro Stefano Agostini, uno dei più attivi ed esperti divulgatori dello Yiquan), la rotazione (in particolare) del tallone del piede arretrato veniva enfatizzata (per quanto ricordo dalla mia partecipazione ai seminari fiorentini…). Altri insegnanti, che ho seguito nel corso degli anni, mantengono però i talloni ben ancorati al suolo! Siamo, quindi, in presenza di un “errore di trasmissione” della tecnica e, se la risposta è affermativa, da parte di chi? A mio parere non c’è nessun errore di trasmissione: si tratta di due modalità alternative, entrambe valide, ma in contesti diversi. Il vero problema è, infatti, legato alla “distanza” tra gli antagonisti: “Se stanno molto vicini, come spesso accade nel Wing Chun, non sollevare i talloni risulta la strategia migliore, perché si mantiene più stabilità e non è necessario, vista la breve distanza, enfatizzare la torsione del busto nell’applicazione del jab (o di un’altra tecnica di pugno); in quel caso è più importante il radicamento, dato l’elevato rischio di incorrere in spazzate, e non si andrà mai a sollecitare troppo l’articolazione del ginocchio (data la breve distanza e la, conseguente, ridotta possibilità/utilità, già sottolineata più sopra, di torsione del busto). Se invece restano un po’ più distanziati, come nel Sanda, dove i colpi vengono portati allungando bene le braccia (e le gambe, in caso di calci…), sollevare i talloni è preferibile, perché preserva l’articolazione del ginocchio e consente di utilizzare meglio le catene cinetiche coinvolte nel gesto atletico (dal punto di vista biomeccanico è, quindi, la strategia migliore)”. In effetti ci sarà un motivo se nel Wing Chun, generalmente, si mantengono i talloni a terra, mentre nella Muay Thai e nel Sanda vengono ruotati all’esterno….
Il Maestro Yao Chengguang presentava la tecnica sollevando e ruotando all’esterno il retropiede (in particolare della gamba arretrata) probabilmente perché, attualmente, le competizioni di Yiquan seguono regole simili a quelle del Sanda: la modalità proposta era quindi, per quella finalizzazione, la più efficiente. E’ comunque solo una mia opinione….
Anche il dibattito sullo spostamento o meno del peso sulla gamba arretrata, quando si colpisce col pugno corrispondente alla gamba avanzata, dovrebbe tener conto della distanza tra i competitori e troverebbe, nella distanza stessa, una possibile soluzione interpretativa: “Se gli antagonisti sono molto vicini, spostare il peso sulla gamba arretrata nell’esecuzione di un jab (o di un’altra tecnica di pugno) è la strategia migliore, perché consente di ‘creare spazio’ e utilizzare meglio la forza; se sono un po’ più distanti (ma parliamo di 10/15 centimetri…), l’idea di andare in avanti col corpo e verso l’alto con la testa (come raccomandava Yao Chengguang, nel già citato seminario fiorentino del 2001) consente di ‘chiudere la distanza’ e colpire con più forza (sfruttando pure la spinta della gamba arretrata)”. Anche in questo caso, per me, andrebbero allenate entrambe le modalità.
Lo Yiquan, se applicato con logica e metodo, è un’Arte Tradizionale, di formazione alla difesa personale e al benessere, perfetta. E’ un “sistema scientifico”, diceva Yao Chengguang a Firenze nel 2001 e aveva ragione: in questa boxe si parla, infatti, di leve del corpo umano (di primo, secondo e terzo tipo o genere), di assi anatomici (longitudinale, trasversale, e saggittale), di piani anatomici (frontale, trasversale e saggittale), di catene cinetiche del corpo, etc.; insomma non c’è spazio per la superstizione (tutto ciò che non è razionale è aborrito!), né per l’improvvisazione! Se si utilizzano tutte le possibilità alternative di applicazione delle tecniche, senza privilegiarne alcune e “dimenticarne” altre, lo ripeto, il “metodo-Yiquan” è perfetto, sia in termini di efficacia marziale, sia per preservare l’integrità fisica e per insegnare a utilizzare le nostre risorse nel migliore dei modi, in ogni circostanza.
Per info: Pietro Malnati, tel. (0039) 338 98 70 347; email: pietro.malnati@gmail.com; www.studiomalnati.wordpress.com